Felice Limosani e Riccardo Guarneri si incontrano in un dialogo spontaneo e intergenerazionale, per rileggere e riflettere sul percorso dell'artista fiorentino. Nato nel 1933, protagonista della pittura analitica italiana, i suoi esordi si possono ascrivere nell’area informale. Si avvicina alla pittura in giovane età contemporaneamente alle sue attività di musicista che lo portavano ad esibirsi con orchestre in Italia e all’estero. La sua cifra identitaria è certamente riconducibile allo studio del colore in quanto luce, sia nei tratti grafici come pittura, sia nella ricerca legata alla percezione visuale. Un tema teorico a cui affianca la prassi che dal 1962 fa del segno, della luce e del colore il suo file rouge estetico ed espressivo. Nascono così i primi lavori chiarissimi, eterei quanto eleganti, in cui lo spazio viene scandito da lievi variazioni luminose e le cui superfici sono trattate prevalentemente a matita. Già allora intuiva come centrale il tema della luce, ma ancora non sapeva rinunciare alla materia.
Dal ’64 in poi acquisisce una struttura più rigorosa e geometrica. Se negli anni Sessanta la ricerca di Guarneri è più radicale nel configurare la struttura dell’opera, successivamente egli attinge a un immaginario composto da segni, macchie, sfumature, vibrazioni calligrafiche. Pluripremiato a mostre nazionali e internazionali, ha partecipato alle rassegne europee di Nuova Pittura, ottienendo varie cattedre d’insegnamento. Sono oltre cento le sue mostre personali. Di particolare rilievo è la sua presenza alla Biennale di Venezia nel 1966, per poi tornarvi, nel 2017. Limosani e Guarneri attraverso la conversazione artistica mettono in luce una “musicalità” diversa tra le arti, spaziando tra conoscenza sensibile e pittura estatica, proponendo nuove prospettive, nuove riflessioni e nuove idee impregnate di aisthesis a discapito del razionalismo dominante.