Immortalato, in preghiera, davanti alla resurrezione di Cristo. Quasi un testamento, quella grande lunetta in terracotta invetriata nella quale volle farsi ritrarre Niccolò di Tommaso Antinori, che morirà nello stesso anno, il 1520. Un segno della fortuna che non avrebbe più abbandonato il gran casato da lui creato. E fino al 1898 quella lunetta di dimensioni monumentali (17 per 36 metri!) e del peso di mezza tonnellata, coloratissima e vivace come solo Giovanni della Robbia riusciva a fare, è stata il decoro del cancello della Villa delle Rose, dimora di campagna alle porte di Firenze, per poi esser venduta negli Stati Uniti. Le vie del mecenatismo talvolta sanno essere infinite… Il grande manufatto è stato ritrovato nei depositi del Brooklyn Museum e la famiglia Antinori ne ha commissionato il restauro. Dopo oltre un secolo la lunetta è tornata nella culla dei Della Robbia, il Bargello, accompagnata da un’interpretazione in chiave sperimentale a opera di Stefano Arienti, per creare una sorta di viaggio nel cuore di quello strano miscuglio di ossidi, piombo, stagno e sabbie silicee che fecero la fortuna della famiglia di scultori Della Robbia.